sabato 21 marzo 2009

La legge di Wilcoyote 6 - Bretton Woods e il FMI

Alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1944, ferveva l'attività diplomatica che avrebbe dovuto fissare i paletti di un nuovo ordine mondiale, prima ancora che tacessero le armi. Uno degli accordi più importanti venne siglato in una località di nome Bretton Woods e riguardava la finanza mondiale. Si era visto che fra le innumerevoli cause della seconda guerra mondiale ve ne erano almeno un paio di ordine economico. Una era la spaventosa svalutazione del marco tedesco nei primi anni della repubblica di Weimar e un'altra la devastante crisi economica mondiale del innescata dal crollo della borsa americana alla fine degli anni venti. A Bretton woods vennero messi i paletti che avrebbero dovuto garantire stabilità al mondo libero. Gli economisti, con le idee confuse sulle cause e sulle soluzioni delle crisi monetarie e finanziarie del XX secolo, tentarono in qualche modo di trovare la stabilità economica per il mondo senza rinunciare ai privilegi del sistema finanziario. Tanto per cominciare venne ripresa la vecchia parità con l'oro, il cosiddetto "gold standard", che nonostante gli innumerevoli fiaschi viene ancora oggi considerato valido da una parte di economisti. Solo che in questo caso solo il dollaro veniva cambiato con l'oro, mentre le altre valute venivano cambiate con il dollaro, si trattava insomma di una convertibilità indiretta. Venne anche fondato il Fondo Monetario Internazionale con i seguenti dichiarati scopi:

  • Promuovere la cooperazione monetaria internazionale

  • Facilitare l'espansione del commercio internazionale

  • Promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio, evitando svalutazioni competitive

  • Dare fiducia agli Stati membri rendendo disponibili, con adeguate garanzie, le risorse del Fondo per affrontare difficoltà della bilancia dei pagamenti

  • In relazione con i fini di cui sopra, abbreviare la durata e ridurre la misura degli squilibri delle bilance dei pagamenti degli Stati membri.

Il FMI avrebbe dovuto costituire la riserva a cui i Paesi membri avrebbero potuto attingere in caso di necessità. Queste riserve erano formate dai Paesi stessi con versamenti in oro e dollari o altra valuta considerata pregiata. Ogni Paese doveva mantenere la stabilità valutaria entro l'1%, in caso contrario la Banca centrale del Paese doveva acquistare la propria valuta, vendendo oro o dollari, in modo da sostenerla. Se non aveva abbastanza oro o dollari poteva acquistarli dal FMI, depositando l'equivalente nella propria moneta, diventando di fatto debitore del FMI.

Inoltre i Paesi che non possedevano né oro, né dollari e nemmeno una valuta "accettata", erano costretti ad indebitarsi con il Fondo fin dall'inizio per potervi aderire.

Nonostante tutte le conclamate buone intenzioni, gli accordi di Bretton Woods nascono pelosi e i risultati si vedono quasi subito. Come altre conferenze del genere avvenute in quegli anni, Bretton Woods consegna il controllo agli USA sotto una facciata internazionale. Questo consente Stati Uniti di operare su un doppio binario.

Per tentare di nascondere la cosa la valuta del FMI viene chiamata Diritto Speciale di Prelievo (Special Drawing Right) e non dollaro come di fatto è. La presenza nel paniere di valute di altre monete ha lo scopo principale, oltre che di favorire Paesi amici, di nascondere che la moneta del mondo occidentale è la moneta di una singola nazione, quindi si crea uno sbilanciamento in suo favore. Ad esempio gli Stati Uniti proibirono di usare gli aiuti del piano Marshall per la ricostruzione dell'Europa, per acquistare beni prodotti dall'Argentina, che pure faceva parte del FMI. Molte nazioni sudamericane, ricche di risorse, che non avevano direttamente partecipato all'autodistruzione delle potenze europee nella seconda guerra mondiale e che, prima e dopo la guerra, avevano attratto dall'Europa menti e forza lavoro, rischiavano di offuscare l'egemonia commerciale americana.

Uno degli equivoci di fondo del FMI è il concetto che uno squilibrio della bilancia dei pagamenti di una nazione, più importazioni che esportazioni, generi svalutazione.

Errore: per la legge di Wilcoyote, finché una valuta è accettata non si crea né svalutazione né inflazione. Queste si creano quando il potere finanziario specula su di essa, scommettendo al rialzo o al ribasso.

In questo modo si sono creati gli enormi debiti di molti Paesi del terzo mondo, divenuti ormai impagabili per l'eccessiva svalutazione della moneta locale.

Questo comporta la distruzione dell'economia locale, la conseguente svendita al capitale straniero delle migliori risorse, il che aumenta l'impagabilità del debito.

La depauperizzazione delle nazioni eufemisticamente definite "in via di sviluppo" è la causa principale delle masse migratorie, sempre più incontrollabili che affliggono il mondo ricco o presunto tale.

Che attraverso il dollaro gli Usa possano fare pressione su qualunque economia, che ovviamente aderisca al FMI, lo dimostrò la crisi di Suez del '56, che fu il momento più basso dei rapporti tra USA e Regno Unito, dalla fine della guerra del 1812. Per convincere gli inglesi ad abbandonare le loro posizioni nella guerra arabo-israeliana, senza schierarsi troppo apertamente, gli americani premettero sulla sterlina riuscendo a svalutarla sensibilmente. La crisi rientrò rapidamente non solo per questo motivo, ma su altre valute, in altre circostanze, gli effetti sono stati disastrosi e duraturi.

Non c'è crisi dell'ultimo mezzo secolo, dal Brasile, alla Russia, all'Indonesia, all'Argentina, in cui il FMI non sia in qualche modo coinvolto in negativo. I suoi critici più feroci sostengono che sia semplicemente una mafia istituzionale di taglieggiatori.

Di sicuro c'è che la sua funzione, come del resto quella di molti altri organismi similari, è quantomeno ambigua e addirittura avrebbe dovuto cessare di esistere dopo il 1971, quando gli Usa misero ufficialmente fine al gold exchange.

In quella data, 15 agosto 1971, il presidente Nixon, dichiarò che non avrebbero pagato più in oro i dollari delle Banche Centrali, come sancito dagli accordi di Bretton Woods, mettendo fine alla farsa della convertibilità. Infatti già da tempo tutto l'oro del mondo, letteralmente, custodito nei depositi di Fort Knox, non bastava a coprire che una minima parte dei dollari emessi. Il mondo normale quasi non se accorse, il dollaro non perse di valore, ma il mondo finanziario si agitò parecchio perché, al contrario di Wilcoyote, sa di correre nel vuoto.

La finanza internazionale trovò il nuovo valore su cui investire, il petrolio, da allora oggetto di speculazioni selvagge, da affiancare all'oro. Il prezzo del petrolio, sia chiaro per tutti, non ha niente a che vedere con i costi di estrazione e distribuzione o con l'eccesso di richiesta rispetto all'offerta. E' pura, purissima, speculazione finanziaria, la stessa che ha rovinato molte economie nazionali e molti patrimoni personali. L'incertezza dei cambi ha amplificato i movimenti speculativi creando la cosiddetta fluttuazione dei cambi a cui il FMI ha contribuito in modo non certo positivo.

Il fatto stesso che la sbandierata pretesa di lottare contro la povertà del mondo sia non solo fallita, ma assolutamente contraria alle azioni del Fondo, che sembra faccia di tutto per incrementarla, lo dimostra.

Con la fine della convertibilità la funzione del FMI veniva a cessare, ma era un centro di potere troppo importante per rinunciarvi. Così il Fondo scoprì nuove vocazioni per giustificare se stesso, allargando le proprie competenze, senza per altro mai chiedere mandato ai paesi donatori ne' a quelli che beneficiano dei suoi prestiti.

Questo dimostra come questi organismi, anche se generati da accordi fra governi, rappresentino solo se stessi, possano infischiarsene di qualunque potere politico e siano padroni e non servitori.

Non bisogna pensare di essere al sicuro. Dopo aver distrutto le economie minori la finanza attaccherà anche le maggiori e in parte lo ha già fatto e senza riguardi per nessuno. I cittadini statunitensi hanno una maggiore opportunità di ribellarsi (forse) dei cittadini ghanesi, ma non godono di speciali riguardi da parte dei poteri finanziari: qualora diventi conveniente speculare ai loro danni, lo faranno senza esitazioni.

Questa esperienza dovrebbe insegnare a diffidarne e a sbarazzarsene invece poco più di trent'anni dopo il miserabile fallimento di Bretton Woods, gli Stati europei danno vita ad un nuovo mostro che si chiama Maastricht, un Moloch a cui sacrificare il benessere dei cittadini dell'Unione europea.


Nessun commento: