sabato 21 marzo 2009

La legge di Wilcoyote 3 - Il debito pubblico

Tutti sanno che esiste il debito pubblico. Spesso viene quantificato pro capite con affermazioni del tipo che ogni italiano, neonati compresi, "deve" 20000 euro. Pochi però sanno come si è formato e chi siano i creditori.

Generalmente viene confuso con il debito estero e si pensa che sia causato da prestiti internazionali. In realtà in quel gigantesco gioco di scatole cinesi che è la creazione e moltiplicazione del denaro, i debitori paradossalmente sono anche i creditori. In pratica da quando non esiste più la parità con l'oro nemmeno teorica, cioè dagli anni settanta, lo Stato emette valuta "pagandola" con titoli di debito pubblico, cioè BOT, CCT ecc. Questi vengono poi rivenduti ai cittadini stessi che li pagano con dell'altra valuta.

Da mal di testa? Non ancora, il mal di testa arriva adesso.

Viene spontaneo chiedersi perché mai lo Stato dovrebbe pagare per emettere valuta e soprattutto a chi paga? Alle banche ovviamente ed in particolare alla Banca d'Italia.

Ma la Banca d'Italia non è proprietà dello stesso Stato?

No, la Banca d'Italia è interamente privata e come se non bastasse dal 2002 non emette più nemmeno valuta cartacea, che viene emessa dalla BCE, la banca europea, anch'essa interamente privata ed internazionale.

Quindi, ricapitolando, lo Stato si indebita con le banche che emettono valuta, emettendo titoli che vengono acquistati dalle banche emittenti e da altre banche che li rivendono ai cittadini, che pagano in valuta o contraendo debiti verso le banche stesse. Quindi i cittadini italiani sono due volte debitori verso le banche e creditori di se stessi.

Adesso potete farvi venire il mal di testa.

Dopodiché bisogna considerare che il debito pubblico viene valutato in termini percentuali sul PIL. Abbiamo già visto quanto il PIL stesso sia un concentrato di idiozie prive di significato. Ormai gran parte della pressione fiscale e delle varie manovre e manovrine delle varie leggi finanziarie ha il solo scopo di andare a coprire gli interessi del debito dello Stato. Il debito dello Stato non diminuisce mai, alla faccia delle manovre e del resto non potrebbe in alcun modo, ma la vita dei cittadini peggiora di anno in anno, schiacciata da un peso opprimente di tassazioni che è diventato impossibile calcolare. La spesa sociale è sempre più ridotta per destinare soldi al pagamento degli interessi del debito pubblico.

Il debito pubblico in tutti gli Stati del mondo, USA compresi, cresce ininterrottamente da sessant'anni e si può solo rallentare questa crescita aumentando l'oppressione fiscale, che ha già raggiunto in Italia livelli inaccettabili, non solo per i cittadini, ma soprattutto per l'economia.

Ora date queste premesse, quanto si potrà andare avanti? Il debito pubblico continuerà a crescere, anno dopo anno, e sarà a stento contenuto da una pressione fiscale crescente ed una contestuale riduzione dei fondi destinati al funzionamento dello Stato ed al benessere dei cittadini.

Gran parte dei fondi avranno il solo scopo di pagare interessi alle banche ed alla fine l'intera spesa pubblica servirà a questo, causando il blocco totale della nazione. per maggiori dettagli su come funziona il gioco, vedi il capitolo " L'Argentina".

In realtà il blocco arriverà prima che si giunga a questo punto e non ne siamo tanto lontani.

Ancora De Simone fa notare che il debito pubblico è una pura una illusione ottica poiché è un credito (delle banche) esigibile solo per mezzo di un altro credito inesigibile, cioè le banconote, che non possono essere convertite in niente.

Eppure questa illusione ottica domina sempre più la scena politica, sempre più uomini politici sono legati al mondo della finanza, provengono da esso, ascoltano e seguono i diktat che vengono lanciati puntualmente dai veri padroni del mondo, cioè le cosiddette autorità monetarie. Ormai le scelte politiche vengono vagliate ed approvate da gruppi di potere che si considerano nostri creditori e che si preoccupano solo che i debitori restino solvibili.

Ma che succederebbe se ci scrollassimo di dosso questo giogo? Secondo le summenzionate autorità monetarie, il crollo dell'economia, ma l'economia crollerà sicuramente se si continua su questa strada, non se si smette. Viene spesso sbandierato lo spauracchio del risparmio delle famiglie, i cosiddetti BOT people, che vedrebbero andare in fumo i loro risparmi. Sono balle, la quantità di debito pubblico detenuta direttamente dalle famiglie e non dai cosiddetti investitori istituzionali è minima e l'eventuale danno, oltre a poter essere limitato con pochi accorgimenti, non sarebbe certo superiore alle catastrofi, caso Parmalat per tutti, che ogni tanto devastano il mondo dei piccoli risparmiatori, prede predilette delle istituzioni bancarie.

E' già successo molte volte che uno Stato diventasse insolvente, senza una vera ragione, in questo folle mondo finanziario, fatto di parassiti e bolle di sapone.

Nel 1923 il marco tedesco si azzerò completamente dopo un anno di svalutazione galoppante. Le autorità emisero un nuovo marco del valore di mille miliardi dei precedenti marchi e l'economia ripartì. La crisi del 29 in America causò una deflazione e una miseria generalizzata con i magazzini pieni di merci e le banche piene d'oro.

In tempi più recenti l'Argentina, uno dei paesi più ricchi del mondo, ha vissuto una povertà artificiale causata da malversazioni finanziarie (vedi cap. " L'Argentina").

Anche in questo caso, dimenticandosi della finanza, l'economia è ripartita.

Gli economisti non solo non sanno prevedere il futuro, ma spesso non riescono nemmeno a spiegare il passato.

La ricchezza economica non ha nulla a che vedere con la ricchezza finanziaria, ma per riuscire a vedere questo bisogna togliersi le fette di prosciutto che giornali, politici e sindacati ci mettono ogni giorno sugli occhi.


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