venerdì 20 marzo 2009

Comincia il conto alla rovescia...

Un passo avanti. Verso il baratro?

di Mario Seminerio

La Fed rompe gli indugi e decide di aumentare ulteriormente la dimensione del proprio bilancio, acquistando in corso d’anno altri 750 miliardi di dollari di cartolarizzazioni ipotecarie emesse dalle Agencies, portando quindi il totale a 1250 miliardi, oltre a raddoppiare a 200 miliardi gli acquisti a fermo del debito delle Agencies medesime. Ma la vera novità è la decisione di acquistare 300 miliardi di dollari di Treasuries a lungo termine, allo scopo di “contribuire a migliorare le condizioni nei mercati privati del credito”. Domani dovrebbe partire ufficialmente il TALF (Term Asset Backed Securities Loan Facility) con una cartolarizzazione Nissan su crediti auto da 1,3 miliardi di dollari.

La decisione di acquistare direttamente titoli di stato a lunga scadenza deriva dal fatto lo spread sui mutui trentennali è ancora troppo elevato rispetto alla media storica dei dieci anni che hanno preceduto l’inizio della crisi: circa 2,1 punti percentuali contro 1,75 per cento. Riducendo lo spread dovrebbe avviarsi un meccanismo “virtuoso” di trasmissione al resto del settore dei crediti al consumo (sul quale agirebbe il TALF) per riattivare le cartolarizzazioni su loans, che sono la linfa vitale dell’economia americana. Ciò non toglie che l’espansione del balance sheet della Fed pone anche crescenti rischi inflazionistici di medio periodo, in caso di ripresa. Rischi che la Fed al momento non ritiene esistenti, come indica il comunicato finale del meeting del FOMC.

L’economista di Goldman Sachs Ian Hatzius ha recentemente calcolato, applicando la regola di Taylor (che mette in relazione il tasso chiave di politica monetaria con il livello di inflazione target e la crescita potenziale), che il tasso sui Fed Funds necessario a riportare l’economia verso il pieno impiego è pari a meno 8 per cento. Poiché i tassi non possono evidentemente essere negativi, l’effetto espansivo equivalente può essere ottenuto aumentando le dimensioni del bilancio della Fed. Secondo una stima grezza dello stesso Hatzius, per ottenere un effetto stimolativo sull’economia pari a quello prodotto da un taglio di un punto percentuale dei Fed Funds occorre una crescita del bilancio della Fed compresa tra 1000 e 1600 miliardi di dollari. Ciò significa che, per raggiungere l’equivalente di meno 8 per cento di Fed Funds, partendo dal livello attuale (poco meno di 2000 miliardi di dollari), occorrerebbe portare il bilancio della Fed almeno a 10.000 miliardi di dollari. Cioè “azionare le presse” giorno e notte, e stampare moneta. Correndo il rischio, in caso di ripresa, di trovarci con una fiammata inflazionistica tale da distruggere il sistema valutario internazionale e riportarci al baratto.

La Fed è consapevole che, malgrado la rapidità dell’espansione monetaria (che ha probabilmente evitato una deflazione conclamata), nell’economia persiste un vuoto di attività che continuerà ad esercitare pressione disinflazionistica sull’economia e l’occupazione, e si muove di conseguenza. Se cercate un esempio concreto per definire l’espressione terra incognita, provate con questo.



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