sabato 21 marzo 2009

La legge di Wilcoyote 4 - Il denaro e la legge di Wilcoyote

Secondo l'economia classica nell'antichità gli uomini usavano il baratto per commerciare tra di loro. Un pecoraio che voleva scambiare quattro pecore con una mucca doveva, quindi, prima trovare un mandriano disposto a cedere la mucca che gli interessava, che fosse disposto ad accettare quattro pecore in cambio e che le pecore che aveva il pecoraio fossero di suo gradimento. In questo modo gli scambi erano praticamente impossibili. Un bel giorno poi un genio inventò la moneta, solitamente metallica, che risolse il problema.

Questa è una solenne sciocchezza, dovuta ad un certo pensiero positivista che porta descrivere il mondo attuale con le sue scoperte sempre migliore di quello passato. In questa ottica gli antichi sono sempre rozzi e stupidi.

Una delle maggiori sorprese della cosiddetta mummia del Similaun (un uomo preistorico perfettamente conservato nei ghiacci trovato al confine tra Austria ed Italia) è stato il livello qualitativo dei suoi strumenti, costruiti con i materiali di cui poteva disporre, ma perfettamente adeguati alle sue necessità. Le sue calzature ad esempio erano impermeabili ed imbottite. La loro fattura era tutt'altro che rozza e gli consentivano di attraversare le Alpi in pieno inverno.

Il cinema ci mostra i barbari sempre vestiti di stracci bucati e sporchi. Per fortuna non hanno inventato il cinema ad odori se no ci asfissierebbero di fantasiose puzze. In realtà le scelte estetiche, alimentari ed anche cosmetiche possono essere discutibili, ma mai approssimative o inesistenti. Gli indiani d'America nell'ottocento erano considerati straccioni, eppure i loro capi d'abbigliamento erano molto ricercati e spesso occorrevano mesi di lavoro per crearne uno.

Per tornare al denaro alcuni strumenti finanziari considerati sofisticati, come il comodato d'uso o il prestito ad interesse, esistevano già nell'antichità molti millenni prima dell'invenzione del denaro (se ne parla anche nella Bibbia). Le prime monete come noi le conosciamo sono greche e di soli pochi secoli prima di Cristo, Erodoto ne attribuisce l'invenzione a Creso, ricco re di Lidia, anche se in varie forme, pezzi di metallo punzonato, anelli, strisce, dischi, ecc., si utilizzavano un po' in tutto il mondo.

Eppure Egiziani, Fenici, Greci, Persiani, Indiani e tutti gli altri popoli per millenni hanno commerciato alla grande, senza nulla sapere di PIL e di calcoli macroeconomici, per non parlare di forme di investimento concettualmente contorte come le obbligazioni strutturate, i covered warrant, i futures ed altre ancora più incomprensibili. La monetazione greca non ha portato nessuno sconvolgimento.

Quando l'economia si basa su merci reali non ha bisogno di denaro, anzi il denaro è solo uno dei beni. Le monete greche venivano accettate anche al di fuori del mondo ellenico senza bisogno di un tasso di scambio.

Il problema si pone quando si creano beni irreali. Una battuta di Beppe Grillo diceva che "comprare futures vuol dire comprare una cosa che non esiste con del denaro che non hai". Il guaio è che quasi tutti gli strumenti finanziari oggigiorno sono ugualmente inesistenti. Spesso sentiamo dire che in una giornata di borsa negativa sono stati bruciati una enorme quantità di miliardi (di lire, di euro, di dollari… fa lo stesso). In realtà quei soldi non sono mai esistiti.

Se entriamo in una banca a chiedere un prestito, la banca pretende da noi delle garanzie, mobili o immobili su cui rivalersi oppure garanzie di entrate future, come uno stipendio o garanzie di terzi come le fideiussioni.

Ma i soldi che la banca ci dà da cosa sono garantiti? La risposta è semplice: da niente.

E' pur vero che la banca deve comunque tenere liquida una parte del capitale circolante, ma questa percentuale oltre ad essere infinitesimale, non viene versata nelle mani dei creditori, che in genere non hanno nemmeno modo di controllare che esista davvero. E' un po' come se uno chiedesse in prestito un milione di euro dandoin garanzia un paio di scarpe che sono in casa sua.

Nei secoli passati il denaro aveva un valore intrinseco, che non era solo il valore del metallo che componeva la moneta. Già nel III secolo a.C. esistevano monete che avevano un valore reale inferiore a quello fiduciario.

La prima moneta romana fu l'aes rude, in bronzo, che pesava una libbra romana (poco più di 300gr all'epoca) di bronzo e valeva proprio una libbra di bronzo.

Ben presto si accorsero che conveniva ridurre il peso pur mantenendo il valore nominale e questo certamente senza scopo di truffa.

Eppure le monete venivano accettate lo stesso ed al valore nominale.

Nell'antica Roma repubblicana le monete di bronzo potevano essere coniate solo dallo stato e portavano sul verso la scritta SC (senatusconsultum) mentre quelle d'argento potevano essere emesse dalle famiglie senza autorizzazione.

In pratica le monete in metallo pregiato erano garantite dal patrimonio ed anche dal prestigio delle famiglie, oltre che dal valore del metallo, mentre quelle in bronzo erano garantite dallo Stato e dalla divinità che vi era effigiata.

Nell'America prima della guerra di secessione, poiché gli Americani ritenevano un loro diritto costituzionale battere moneta, anche i commercianti lo facevano.

Si è calcolato circolassero oltre settemila tipi di banconote emesse da milleseicento banche diverse, alcune fallite da tempo ed almeno cinquemila tipi di banconote false, a dimostrazione che il denaro è solo una convenzione.

E' un po' come nei cartoni animati di Silvestro o di Wilcoyote, in cui il personaggio percorre un ponte che all'improvviso finisce. Il personaggio continua a correre nel vuoto finché non si rende conto di essere sospeso in aria e solo a quel punto cade, come se la legge di gravità fosse un elemento soggettivo, che interviene solo quando se ne ha la consapevolezza.

La fine della guerra di secessione fece diventare carta straccia tutti i dollari degli Stati del sud e prevalere il"greenback" il dollaro verde, l'unico a poter essere cambiato in oro.

Questo genere di eventi, in un secolo turbolento, portò tutti i governi europei a cercare la parità con l'oro, considerato un bene universalmente accettato, per dare stabilità alla moneta, come già teorizzato da David Ricardo ed altri economisti inglesi.

La crisi del 29, tuttavia vide le banche americane fallire pur avendo le casse piene d'oro. Non potevano pagare gli interessi e i massicci prelievi, perché nessuno chiedeva prestiti e depositava.

Come già notava Aristotele il denaro ha in sé una contraddizione: è sia una unità di misura che un deposito di valore. Ora come unità di misura deve restare costante.

Se un uomo è alto un metro e ottanta, l'anno seguente non sarà diventato uno e novanta per via della svalutazione del metro.

Se invece è un bene il suo valore può oscillare. L'oro è un bene, la casa anche. Anche le cipolle sono un bene seppur deperibile. Ma che bene è una banconota o, peggio ancora, un fido in banca, una cosa che nemmeno si vede? E come si fa a stabilirne il valore? Ai tempi di Aristotele questo problema non c'era, o era molto ridotto e il denaro non si moltiplicava da solo.

Non succedeva perchè, in passato, le monete erano garantite da beni mobili e immobili, più o meno alla pari, cioè al valore di mercato. Augusto riuscì a fare una riforma monetaria passando dai 12 assi per denaro ai 16 assi per denaro. Il cambio di moneta non creò nessuna crisi. Augusto mantenne l'aureo del valore di 25 denari, che rimase per secoli il rapporto ufficiale tra argento e oro, anche se le monete in oro e argento ridussero progressivamente il contenuto di metallo prezioso.

Nel medioevo e più tardi ancora apparvero le prime banconote, che erano in realtà dei semplici contratti di affidamento denaro. Le banche custodivano i soldi e li trasferivano per conto dei loro clienti e venivano pagate per questo. Prestavano anche soldi ma mai più di quello che possedevano.

Il cambio di regime che ci porta la sistema attuale avviene alla fine del 1600 con la creazione della Banca d'Inghilterra e successivamente delle altre banche statali Europee, dopo che le monarchie si erano consolidate.

Inizialmente avevano solo lo scopo di ritirare dal commercio le monete usurate e riemetterne di nuove, garantite dalla Corona, in breve divennero le esclusive emittenti di moneta, controllando le banche private commerciali attraverso il tasso di sconto ed operazioni di mercato.

Il nuovo sistema bancario generava disponibilità di denaro per lo Stato in primo luogo e trasversalmente per il resto della società, perché anche le banche commerciali emettevano denaro attraverso i prestiti.

La cosa funziona così: la banca commerciale possiede una certa cifra, diciamo 1000 sterline, tanto per fare un esempio, in oro o moneta, convertibile con la Banca centrale.

La banca commerciale può prestare soldi fino a 1000 sterline, qualcosa in meno per tenere un po' di riserva.

Se ipotizziamo che la banca abbia sede in una piccola cittadina dove è l'unica banca, i soldi prestati vengono spesi e chi li riceve li versa di nuovo nella stessa banca per sicurezza e per avere un po' di interesse. Quindi la banca rientra in possesso delle sue 1000 sterline in deposito più 1000 sterline di credito.

La banca può quindi prestare di nuovo 1000 sterline, che ritorneranno indietro nello stesso modo, così la banca avrà di nuovo 1000 sterline in cassa, ma contabilmente avrà 1000 di depositi e 2000 di crediti.

La cosa si può ripetere all'infinito e la banca può avere centinaia di migliaia di sterline in circolo e solo mille in cassa, Questi soldi non esistono e se alcuni depositanti dovessero chiedere di riavere anche solo 1000 e una sterlina, la banca non potrebbe evadere la richiesta perché ne ha solo 1000 in cassa.

Più è alta l'esposizione della banca più è alto il rischio d'insolvenza.

Questo è la ragione per cui, adducendo i motivi più improbabili (antiriciclaggio, antimafia) il governo italiano ha varato leggi che impediscono di prelevare grossi quantitativi di valuta.

In realtà il sistema ha scoperto da tempo il miracolo della riproduzione del denaro che può creare enormi ricchezze in breve tempo e senza fatica. Le banche da sole o in combutta con i privati, vedi il caso Parmalat, possono generare flussi di denaro enormi del tutto indipendenti dalla produzione di beni e servizi. L'informatizzazione, i Bancomat, le carte di credito, che pure non vengono considerati denaro, ormai compongono la maggioranza dei movimenti di valuta e sono completamente privi di controvalore in beni materiali.

Questo nega i principali concetti sacri dell'economia, in particolare che un eccesso di moneta causa inflazione, idea molto cara ai monetaristi di varie scuole. Ciò poteva essere vero quando la moneta aveva un valore reale, accadde infatti subito dopo la scoperta dell'America, quando un eccesso di oro proveniente dal nuovo mondo, ne causò un abbassamento di valore, ma non è affatto vero quando la moneta è irreale.

I soldi non esistono, la gente non lo sa e li usa lo stesso, proprio come Wilcoyote corre nell'aria. Non si genera inflazione per un eccesso di moneta non fosse altro perché, oggi come oggi, nessuno è in grado di dire quanta moneta sia realmente in circolazione.

Da decenni la Corea del nord viene accusata di emettere dollari falsi.

L'accusa non è provata ma certo è che una quantità enorme di dollari perfettamente imitati circola in estremo oriente e da qui in tutto il mondo. Questo non sembra intaccare minimamente il valore del dollaro. La rivoluzione francese, quella russa, quella messicana e tante altre, si finanziarono emettendo enormi quantità di valuta cartacea, garantita praticamente da nulla. Quando il presidente americano Nixon annunciò, nel 1971, che il dollaro non era più convertibile in oro, il valore del dollaro non diminuì.

L'inflazione si crea non per un eccesso di disponibilità di carta, ma per perdita di  credibilità, in quel caso la gente usa la valuta per acquistare generi considerati più sicuri, aumentandone il valore.

L'inflazione di un bene rispetto ad un altro riguarda solo i beni reali. Se ci sono molte pecore e poche mucche ed un'alta richiesta di mucche, il valore di queste in pecore aumenta, ma se ci sono un numero di mucche adeguato alle richieste, anche in presenza di una enorme quantità di soldi il loro prezzo non aumenta.

Nessuno è in grado di dire se il denaro in circolazione è troppo ed anche le produzioni industriali sono in grado di soddisfare in eccesso ogni tipo di richiesta, la formazione dei prezzi è un fenomeno dato da effetti complessi, spesso pilotati e ben poco hanno a che vedere con la legge della domanda e dell'offerta. L'economia definisce pomposamente leggi delle modeste teorie, spesso fallaci.

La legge della domanda e dell'offerta è però valida tra valute diverse. Se c'è molta richiesta di dollari e poca di pesos argentini, il primo aumenta di valore e il secondo scende, proprio come avviene per mucche e pecore, a prescindere dalle condizioni dell'economia dei due Paesi. Questa è un'arma tremenda e una mina enorme per la stabilità del mondo.

Contrariamente a quanto si crede l'umanità ha sempre usato e continua ad usare il baratto. Nel passato erano denaro il tabacco, il whisky, il riso. Gli scambi principali tra Stati ancora oggi avvengono tra forniture di beni e servizi, in cui il denaro è solo un metro di misura e il compenso in mazzette da pagare agli uomini politici coinvolti.

Quando c'è incertezza sul valore delle valute il mercato finanziario, come la gente comune, si getta su beni reali, considerati di rifugio, oro, immobili e dagli anni settanta anche il petrolio, causandone l'aumento del prezzo. Quanto alla decantata parità aurea che avrebbe dovuto garantire stabilità, questa non ha mai funzionato, anzi. da quando è stata proibita la conversione delle monete in oro sono sempre migliorate le condizioni dell'economia.


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