lunedì 31 marzo 2008

Un piccolo ma concreto esempio di felice decrescita

I detrattori della “decrescita felice” hanno un argomento, trito e ritrito, che possiamo sintetizzare nel “ma non possiamo mica tornare all'età della pietra!

Non hanno capito che filosofia della decrescita significa fare le stesse cose importanti che facciamo oggi, ma in maniera più intelligente, senza sprechi... e vado quindi a darvi un piccolo, ma concreto, esempio.

Nella mia soffitta giaceva, da tempo immemorabile (=almeno una quindicina d'anni) un aspirapolvere Folletto. Era un modello degli anni '70 che, dopo aver prestato fedelmente servizio per una quindicina d'anni, era stato pensionato in quanto gli si era bruciato il motore.

I Folletto sono degli ottimi aspirapolvere, ma hanno un grossissimo difetto: il prezzo, che è più vicino a quello di una berlina usata che non a quello che saremmo ragionevolmente disposti a spendere per un aspirapolvere.

La consapevolezza di quanto era stato speso per acquistarlo fece sì che, al momento della sua dipartita, non venisse buttato ma conservato in soffitta... “non si sa mai”.

Visto che non riesco assolutamente a stare mai con le mani in mano, un giorno che mi capitò per le mani decisi di vedere se riuscivo a ripararlo. Smontandolo, rimasi piacevolmente sorpreso dalla qualità costruttiva: anche se quasi tutto in plastica, si trattava comunque di materiali di ottima qualità, che a distanza di trent'anni non si erano ancora infragiliti (come capita spesso alla plastica). Il motore, però, era innegabilmente defunto...

Ricorsi a zio google, e scoprii così su Ebay un ampia disponibilità di ricambi per il Folletto... ricambi rigorosamente “compatibili” (=di produzione cinese), che i ricambi originali hanno comunque prezzi stellari...

Fu così che per una manciata di euro comprai sia il motore di ricambio, sia un nuovo sacco-filtro in cotone (quello vecchio, dopo trent'anni, non era in ottime condizioni...)

Un paio d'ore per rimontarlo, e mi ritrovai per le mani un redivivo gioiello: aspira che è un piacere, è leggero, maneggevole, può esser messo a tracolla e quindi esser usato comodamente per pulire sopra gli armadi...

E già qui la parabola della “decrescita felice” avrebbe un senso: un oggetto che aspira la polvere ce l'ho, ho speso la metà di quanto avrei speso per acquistarne uno nuovo, ho riutilizzato qualcosa che altrimenti sarebbe stato destinato alla discarica...

Ma a parabola è ancor più significativa che andiamo a controllare le caratteristiche di questo aspirapolvere: il suo “nome completo” è Folletto VK-120-1, ed il consumo è di 250 watt. Si, avete letto bene, DUECENTOCINQUANTA watt. Certamente, non è un bidone aspiratutto, è un semplice aspirapolvere, ma il suo consumo è più vicino a quello di una cosiddetta “scopa elettrica” (di quelle che entrano in crisi per una manciata di capelli o una carta di caramella). Però è indubbiamente un aspirapolvere, ed anche valido... ed oggi, i suoi epigoni attuali hanno potenze che variano da 1200 ad oltre 2000 watt (sembra che quelli da 1800 watt siano quelli che vanno per la maggiore).
Ovvero, aspira la polvere come un aspirapolvere da 1800 watt, però ne consuma solo 250. Ovvero, meno di un settimo!

Perché oggi gli aspirapolvere hanno potenze da 1800 e passa watt anziché da 250 ?

Forse è perché un aspirapolvere mal progettato per fare bene il suo lavoro ha bisogno di maggior potenza, rispetto ad uno ben progettato. Ma più probabilmente è perché il consumatore ha assurdamente accettato il principio del “più è meglio”, e che quindi un aspirapolvere da 1800 watt deve esser per forza meglio di uno da 1000 watt, che a sua volta sarà meglio di uno da 500 w...

Ragionamento sbagliato, se non addirittura sciocco, come ci dimostra questa esperienza.

Morale: decrescita felice significa anche usare un aspirapolvere da 250 watt, invece che uno da 1800 watt... e grazie ad una progettazione intelligente, ottenere esattamente gli stessi risultati e la stessa efficienza, risparmiando però un bel po' di energia.

lunedì 10 marzo 2008

ancora sugli shopper...

Io ne avevo già parlato un po' di tempo fa. Repubblica invece lo ha scoperto oggi.

Mi riferisco al problema degli shopper, ovvero le inutili ed orrende borse di plastica.

Vabbeh, fa sempre piacere vedere che alla fine ci arrivano anche gli altri...

Andrò più in là, illustrando un altro motivo per cui usare gli shopper è un'azione stupida:
  • ogni shopper vi viene fatto pagare 10 centesimi (male, dovrebbero farli pagare due euro... almeno)
  • supponiamo che la famiglia media vada a fare delle spese "grosse" (5 borse della spesa) ogni due settimane, mentre spese "piccole" (1 borsa, per lo più mezza vuota) due volte alla settimana
  • significa un consumo annuo di 26 x 5 + 52 x 2 = 234 shopper in un anno (la stima è per difetto: il consumo nazionale annuo è di 15 MILIARDI di shopper, pari a circa 267 sacchetti A TESTA)
  • Comunque, anche solo considerando i 234 shopper di cui sopra, significa 23 euro e 40 centesimi risparmiati nel bilancio familiare.
    Non molto, forse, ma tutto fa brodo, soprattutto quando sono in tanti a lamentarsi di "non arrivare a fine mese". Inoltre, non occorre essere Paperon de Paperoni per ammettere che buttare i soldi (anche solo 23 euro e 40 centesimi) è un'azione STUPIDA.